venerdì 21 agosto 2009

Nessun soccorso a barcone di eritrei, 73 probabili vittime. La Lega gioca a "rimbalza il clandestino"



















Dopo venti giorni in mare, segnalazione, salvataggio e soccorsi sono arrivati solo oggi. 
A Lampedusa stavolta sembrano non avercela fatta in 73. 
Le vittime sono di nazionalità eritrea. 
Come si sentiranno gli italiani a replicare il ruolo di assassini di un popolo di cui l'Italia, in età coloniale, ha abusato nei diritti fondamentali? 




Campi di prigionia nell'Africa italiana 

Nell'Africa Italiana si contavano diversi campi di prigionia (16 in Libia, 1 in Eritrea, 1 in Somalia). Nei campi vennero inviate sia le tribù allontanate dal Gebel el-Achdar sia gli indigeni appartenenti a tribù seminomadi vaganti attorno alle oasi o all'interno.

Nei 4 campi di rieducazione venivano inviati giovani appartenenti a tribù più evolute per addestrarli come funzionari indigeni impiegati nell'amministrazione coloniale.

Infine nei tre campi di punizione venivano inviati tutti coloro che avevano commesso reati o ostacolato l'occupazione italiana.

Dalla testimonianza di un sopravvissuto, Reth Belgassen recluso ad Agheila:

« Dovevamo sopravvivere con un pugno di riso o di farina e spesso si era troppo stanchi per lavorare... ricordo la miseria e le botte... Le nostre donne tenevano un recipiente nella tenda per fare i bisogni... avevano paura di uscire rischiavano di essere prese dagli etiopi o dagli italiani…le esecuzioni avvenivano... al centro del campo e gli italiani portavano tutta la gente a guardare. Ci costringevano a guardare mentre morivano i nostri fratelli. Ogni giorno uscivano 50 cadaveri. »
(Wikipedia)




Qualcuno può pensare che sia esagerato tirare in ballo colonialismo e sensi di colpa? Lo sarebbe se la storia avesse davvero insegnato qualcosa, lo sarebbe se l'ottantina di africani del barcone fossero dei criminali colpevoli di cose orribili (ma nemmeno). 
Invece la storia ci ricorda che i veri assassini siamo noi e la realtà ci insegna che torniamo oggi ad esserlo per la seconda volta. 
E' infelice la sicurezza con cui possiamo solo aspettare di contare le prossime vittime, mentre chi dovrebbe intervenire pensa solo a inventare la battaglia navale dei clandestini su facebook. Non solo diventano sempre più manifeste le incapacità di governare, ma preoccupano per l'ennesima volta le condizioni di salute psichica dei nostri governanti: pessime come la loro stessa fedina penale da mafiosi e assassini.


 



Mentre l'ennesima strage di migranti in mare suscita sdegno e sgomento, su Facebook gli internauti leghisti si divertono a far sparire con un clic le barche con gli immigrati a bordo. Vince chi riesce a rimandare indietro più extracomunitari. Ogni volta che un barcone viene respinto, si viene avvisati con il suono di una campanellina. Si chiama "Rimbalza il clandestino", ed è un'applicazione sviluppata all'inizio di questa estate e disponibile sulla pagina ufficiale su Facebook della Lega Nord. Da qui può essere condivisa e pubblicizzata su ogni profilo. Ad amministrare la pagina del Carroccio è il figlio di Umberto Bossi, Renzo, classe 1988, affiancato nell'opera da Fabio Betti, un altro leghista doc. Proveniente dal movimento dei giovani padani, Betti è legato da un'amicizia non solo virtuale a Renzo, ed è stato spesso definito come l'"uomo facebook" del Carroccio. E' lui a pubblicare link, notizie e ad aggiornare la bacheca. E, all'inizio di giugno, si è presentato come l'ideatore di "Rimbalza il clandestino". "Abbiamo deciso di puntare molto sull'interattività e sulla Rete - aveva spiegato, introducendo l'applicazione interattiva - cercando di coinvolgere, scherzosamente, i giovani, e di sensibilizzarli su quello che, in reatà, è un fenomeno reale che affligge le nostre coste". E chissà se, insieme all'amico Renzo, immaginava che la realtà di questi giorni avrebbe potuto drammaticamente superare l'obiettivo del suo giochino virtuale. L'applicazione, che ha anche una pagina di fan, è introdotta da poche righe di spiegazione: "L'obiettivo di questo gioco è mantenere il controllo dei clandestini che arrivano in Italia". Su una schermata viene raffigurata la nostra penisola, insieme a delle boe e dei salvagenti. Ovviamente nessuno riceverà mai alcun salvagente, perché l'unico scopo del giocatore è quello di far sparire la barca apparsa all'improvviso, cliccandoci sopra con il mouse, da una fino a cinque volte. I punti che si ricevono per ogni imbarcazione colpita dipendono dalle sue dimensioni: uno per quelle più piccole, fino ad un massimo di cinque. Gli sbarchi avvengono lungo tutte le coste, anche quelle della Liguria. Una barra, in alto, tiene traccia delle imbarcazioni rimandate indietro: "Se la barra sarà al massimo - spiegano le istruzioni - vorrà dire che avrai dimostrato la tua bravura e potrai passare al prossimo livello". Più si va avanti, e più i "nemici" da respingere si moltiplicano. Perde chi non riesce a far sparire abbastanza barconi. In questo caso si riceve il classico messaggio di "game over", accompagnato da un invito a ritentare la fortuna: "Prova ancora. Vedrai che la prossima volta riuscirai a dimostrare di essere un vero leghista". (Repubblica.it, 20/08/09)



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