mercoledì 17 giugno 2009

Allarme libertà di stampa pt.2 - Legge sulle intercettazioni




Il disegno di legge sulle intercettazioni è stato approvato dalla Camera l'11 giugno con 318 voti a favore, 224 contrari e 1 astenuto. L'esame in Senato è slittato per i ballottaggi e il referendum. 

Martedì 16 giugno il Presidente della Commissione Ecomafie, Gaetano Pecorella ha chiesto che la legge sulle intercettazioni non fosse applicata alle indagini già avviate sulle attività illecite del ciclo dei rifiuti (Ansa).  


La "Legge Bavaglio" nei punti catastrofici:


Gravi indizi di colpevolezza - Il Pm potrà chiedere l'autorizzazione a intercettare solo in presenza di 'gravi indizi di colpevolezza'. Nelle indagini di mafia e terrorismo basteranno 'sufficienti indizi di reato'. La richiesta dovrà essere autorizzata da un Gip collegiale del capoluogo del distretto. Ma il giudice dovrà poi compiere una sua valutazione autonoma del caso. 

Via il magistrato che parla troppo - La toga che rilascia "pubblicamente dichiarazioni" sul procedimento che gli viene affidato ha l'obbligo di astenersi. E dovrà essere sostituito se iscritto nel registro degli indagati per rivelazione del segreto d'ufficio. Il suo nome non potrà essere citato. 

Omesso controllo, arresto fino a un anno - Il ddl prevede l'arresto fino a un anno e l'ammenda da 500 a 1.032 euro per pubblici ufficiali e magistrati che omettano di esercitare "il controllo necessario ad impedire la indebita cognizione o pubblicazione delle intercettazioni. 

Divieto di pubblicazione - Per i media le indagini diventeranno 'top secret'. Non si potranno più pubblicare gli atti dell'indagine preliminare, neanche l'iscrizione nel registro degli indagati di qualcuno, o quanto acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, fino al termine dell'udienza preliminare. Anche se gli atti non saranno più coperti da segreto. 

No ai nomi e immagini di Pm - Il ddl prevede lo stop alla pubblicazione di nomi o immagini di magistrati "relativamente ai procedimenti e processi penali a loro affidati", salvo che l'immagine non sia indispensabile al diritto di cronaca. 

Carcere per i giornalisti - Torna il carcere per i giornalisti. Con due emendamenti approvati in extremis è prevista la pena da uno a tre anni per chi, "con volontà di dolo", pubblica intercettazioni per le quali sia stata ordinata la distruzione o relative "a conversazioni o flussi di comunicazione riguardanti fatti e circostanze o persone estranee alle indagini di cui sia stata disposta l'espunzione". Aumentano anche le sanzioni per gli editori, fino a 370mila euro per chi pubblica violando gli obblighi di legge. 

Reati intercettabili - Sul punto la legge attuale cambia poco. Potranno essere intercettati tutti i reati con pene superiori ai 5 anni, compresi quelli contro la Pubblica Amministrazione; ingiuria; minaccia; usura; molestia; traffico-commercio di stupefacenti e armi; insider trading; aggiotaggio; contrabbando; diffusione materiale pornografico anche relativo a minori. 

Intercettazioni ambientali - Si potranno usare le 'cimici' solo per spiare luoghi nei quali si sa che si sta compiendo un'attività criminosa. Unica eccezione per i reati di mafia, terrorismo e per quelli più gravi. 

Limiti di tempo - Non si potrà intercettare per più di 60 giorni: 30 più 15 più 15. Per reati di criminalità organizzata, terrorismo o minaccia col mezzo del telefono si può arrivare a 40 giorni prorogabili di altri 20. 

Procedimento contro ignoti - Le intercettazioni potranno essere richieste solo dalla parte offesa e solo sulle sue utenze. L'opposizione contesta il fatto che non si possa più intercettare nei casi di violenza sessuale perchè le indagini richiedevano intercettazioni di tipo esplorativo per l' individuazione dei responsabili. Potranno essere acquisiti però documenti relativi al traffico telefonico per capire chi fosse presente sul luogo del delitto. 

Archivio riservato e divieto di allegare verbali a fascicolo - Le telefonate e i relativi verbali saranno custodite in un archivio presso la Procura. I procuratori avranno il potere di gestione e controllo dei centri di intercettazione e di ascolto. 

Divieto di utilizzo in procedimenti diversi - Le intercettazioni non potranno essere usate in procedimenti diversi da quelli nei quali sono state disposte. Salvo i casi di mafia e terrorismo. 

Stop a "Un giorno in pretura"- Non si potranno più fare riprese tv nelle aule giudiziarie, a meno che tutte le parti non siano d'accordo. (Repubblica)



Allarme libertà di stampa pt.1 - Terremoto in Abruzzo




Il primo fatto è di natura un dettaglio ma non per questo va trascurato: la sospettata violazione dell'art.21 della Costituzione (libertà di espressione) nei campi dei terremotati dell'Aquila. 


Dal sito di Affaritaliani.it:

Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21, ha riferito con preoccupazione delle difficolta' che amministratori e giornalisti incontrerebbero a entrare nei campi in cui vivono i terremotati in Abruzzo. La presidente della provincia dell'Aquila Stefania Pezzopane "ha segnalato le difficolta' crescenti per amministratori e giornalisti a entrare nei campi", ha riferito a margine della manifestazione dei terremotati davanti alla Camera, "devono dire dove vanno e da chi vanno". Inoltre, "e' stata vietata la distribuzione di volantini". Ora, ha commentato Giulietti, "ci auguriamo che si trattidi un equivoco; come Articolo21 chiederemo alle associazioni dei giornalisti di verificare" e la questione sara' sollevata anche in sede politica. Mentre nei mesi scorsi "le televisioni hanno trasmesso a reti unificate" immagini positive della gestione dell'emergenza, secondo Giulietti "tutto cio' che assomiglia alla catastrofe non deve essere trasmesso". Invece, bisognerebbe "dare un centesimo di quel tempo anche ai sindaci di ogni colore per esprimere il loro punto di vista". Oltre "a dire che tutto e' a posto", ha insistito, "si puo' dire anche cosa va male?".



Militarizzazione, coprifuoco e divieto di distribuire volantini e fare assemblee nei campi. 
"L'Aquila provincia di Baghdad" di Pietro Orsatti (SocialBlog/Yurait.com, 23 maggio).





Libertà di stampa in Italia?




Per chi non se ne fosse accorto, cosa molto improbabile,  in Italia tira un'aria strana da un pò di tempo a questa parte. 
Da un lato assistiamo all'intestardimento senza precedenti di testate come Repubblica che ogni giorno, da quasi due mesi, continuano a rilasciare a piccole dosi una serie di prove sempre nuove in quella che è una finta battaglia da trincea giocata all'estremo contro Berlusconi. Contro il Berlusconi marito (con le dichiarazioni di Veronica Lario), uomo moralmente integro (con il caso-Noemi e le foto pubblicate dal Paìs) e meritevole di carica pubblica (con il gravissimo caso-Mills, le foto di Apicella sul'aereo di stato e l'indagine della Procura di Bari). Dall'altro assistiamo all'eterno ritorno delle preoccupazioni di routine per la situazione della libertà di stampa italiana, aiutate da un inedito accanimento sincronizzato da parte della stampa internazionale.  
Qualcuno portato all'esasperazione potrebbe imputare la degenerazione del dibattito pubblico alla libertà di stampa vissuta pienamente e malamente da certi organi che sono liberi di riportare sulle proprie pagine le vicende private tra il premier e quelle vacue figure di aspiranti veline e personaggi in stile Bagaglino-Sopranos-De Filippi. 
Parliamoci chiaro, all'ennesima notizia della velina che racconta le vacanze a Villa Certosa o all'ennesima inchiesta aperta solo formalmente (e quindi chiusa in partenza a favore di Berlusconi) chiunque sente la tentazione di chiudere il giornale o perlomeno di fare finta di chiuderlo.
Quindi dove sta il rischio di libertà di stampa, dal momento che ogni giorno i giornali vengono liberamente riempiti delle stesse calunnie?
La risposta è davvero semplice: il problema sta altrove ed è purtroppo invisibile ai distratti. 
Come l'essenziale quando è invisibile agli occhi.
Eppure ci sono almeno due fatti di diversa natura che confermano un quadro di allarme per la libertà di informazione che risponde pienamente alla proiezione lanciata dalla Freedom House il 1°maggio: la stampa in Italia è, attualmente, parzialmente libera.

 


domenica 7 giugno 2009

Svezia. Il Pirate Party fa il 7,1% e vince un seggio al Parlamento Europeo






Dal sito del Guardian un articolo sul partito pirata in Svezia, firmato da John Schofield. Strano ma vero, anche in Italia ne esiste uno; se non ci credete, andate a cercarlo qui.



"Il Pirate Party (partito pirata, n.d.T), che vuole legalizzare il file-sharing, ha vinto uno dei 18 seggi svedesi al parlamento europeo. AFP informa che il Pirate Party ha raggiunto il 7,1%, con voti in 5659 collegi elettorali su 5664.

E secondo il sito TorrentFreak: 'La Svezia ha 20 seggi, ma solo finchè il trattato di Lisbona non farà passare solo 18 candidati (il trattato di Lisbona prevede il ridimensionamento del Parlamento Europeo, n.d.T.). Questo significa che il Pirate Party si aggiudicherà due seggi'. 

Il partito, fondato nel 2006, ha tratto benefici dalla pubblicità legata alle cause contro il sito svedese 'Pirate Bay', che aiuta gli utenti a trovare i file di BitTorrent per il file-sharing p2p. Torrent Freak dichiara che:

'Dopo la sentenza di Pirate Bay, i membri del Pirate Party sono più che triplicati e ora si contano più di 48.000 membri registrati, più del totale di voti ricevuti nel 2006.'

Anche un Pirate Party tedesco ha preso parte alle elezioni europee, non c'è alcuna ragione perchè dei partiti simili non vengano fondati anche in Inghilterra e altri Paesi.

Un punto del programma del Pirate Party è l'aumento della privacy delle persone sul web e la protezione della libertà di espressione, come afferma il leader del partito, Rickard Falkvinge. Vi è anche la volontà di riformare le leggi sul copyright e il sistema dei brevetti. Queste idee potrebbero attirare un buon sostegno anche in Inghilterra, dove il governo sembra dimostrare poco interesse nella protezione della privacy delle persone".



venerdì 5 giugno 2009

Elezioni pt.2


Gli spot per l'elezione del Parlamento Europeo, promossi dall'UE:


















Elezioni pt.1




GIORGIO GABER  "Le elezioni" (1976)
Generalmente mi ricordo 
una domenica di sole 
una giornata molto bella 
un'aria già primaverile 

in cui ti senti più pulito 
anche la strada è più pulita 
senza schiamazzi e senza suoni 

chissà perché non piove mai 
quando ci sono le elezioni. 

Una curiosa sensazione 
che rassomiglia un po' a un esame 
di cui non senti la paura 
ma una dolcissima emozione, 

e poi la gente per la strada 
li vedi tutti più educati 
sembrano anche un po' più buoni 

ed è più bella anche la scuola 
quando ci sono le elezioni. 

Persino nei carabinieri 
c'è un'aria più rassicurante 
ma mi ci vuole un certo sforzo 
per presentarmi con coraggio 
c'è un gran silenzio nel mio seggio 

un senso d'ordine e di pulizia. 
Democrazia! 

Mi danno in mano un paio di schede 
e una bellissima matita 
lunga, sottile, marroncina, 
perfettamente temperata 

e vado verso la cabina 
volutamente disinvolto 
per non tradire le emozioni 

e faccio un segno sul mio segno 
come son giuste le elezioni. 

È proprio vero che fa bene 
un po' di partecipazione 
con cura piego le due schede 
e guardo ancora la matita 
così perfetta è temperata... 

io quasi quasi me la porto via. 
Democrazia!

mercoledì 3 giugno 2009

Aggressione neofascista al capo della procura di Verona: non è casuale


Il capo della procura di Verona, Mario Giulio Schinaia, è stato aggredito da un neofascista nella notte tra l'1 e il 2 giugno. 
Secondo il procuratore le inchieste della procura di Verona devono aver infastidito "qualche gruppo di giovani che usa la violenza" e solo "'menti pigre' rischiano di non accorgersi di questa realtà". 



LA DINAMICA DELL'AGGRESSIONE: UNA VIGLIACCATA
"Schinaia, dopo aver partecipato ad una festa parrocchiale, stava andando a prendere la sua auto per far ritorno a casa quando si è accorto di essere seguito da un gruppo di giovani che tra loro parlavano ad alta voce usando parolacce. Poi, improvvisamente uno dei ragazzi si è staccato dal gruppo, ha raggiunto il magistrato e lo ha colpito alle spalle con una bottiglia vuota facendolo cadere a terra e coprendolo di insulti e frasi offensive." 



UN'AGGRESSIONE NON CASUALE
Il 29 maggio 2009 presso il Tribunale di Verona si sono tenute le due udienze connesse ai casi di violenza neofascista più gravi dell' ultimo anno. Il primo riguarda la morte di Nicola Tommasoli, deceduto il 5 maggio 2008 in seguito al pestaggio da parte di un gruppo di estrema destra. Il secondo riguarda l'aggressione di Piazza Viviani del 3 gennaio 2009, ai danni di una trentenne e di alcuni suoi amici. Per il caso-Piazza Viviani i sette indagati sono stati rinviati a giudizio, udienza fissata per il 26 giugno 2009. Per il caso Tommasoli, dei cinque colpevoli (di cui tre erano già agli arresti domiciliari) ne resta solo uno in carcere, Nicolò Veneri: sono stati concessi i domiciliari anche a Guglielmo Corsi. Inoltre la Corte ha disposto il dissequestro dei beni intestati a Corsi, accettando un deposito cauzionale di 180.000 euro. La prossima udienza è fissata al 23 giugno.



Nel post del 31 maggio "Gasparri vs. Repubblica" abbiamo già parlato di intimidazioni. L'aggressione al procuratore Schinaia dimostra l'esistenza di un complesso e diversificato sistema di minacce che in vari modi colpisce magistratura, giornalismo e società civile. Ricatto morale, lesioni fisiche, aggressioni verbali appartengono alla stessa famiglia. Le minacce ci ricordano che fare il proprio mestiere, fare informazione e esprimere opinioni diventa sempre più rischioso. 
Soprattutto nelle città come Verona in cui le ronde garantiscono tutto. 
Tutto tranne la sicurezza. 





FONTI:

http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/cronaca/aggredito-procuratore-verona/aggredito-procuratore-verona/aggredito-procuratore-verona.html?rss

http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20090530/pagina/15/pezzo/251134/



lunedì 1 giugno 2009

Emergenza rifiuti in Sicilia: i bilanci dell'Amia in rosso, i dirigenti sperperano a Dubai





Lo spettacolo è sempre lo stesso. Solo che questa volta siamo a Palermo e non a Napoli.  
4mila tonnellate d'immondizia che si accumulano nelle strade, 200 cassonetti bruciati, gli operatori ecologici della società Amia che manifestano davanti al Comune e che proclamano lo "sciopero bianco" (osservazione rigorosa dei regolamenti lavorativi dell'azienda).

Ma cosa c'è dietro alle solite immagini che testimoniano la cattiva gestione dei rifiuti nelle amministrazioni italiane?

Particolarismo, mafia e interessi privati perseguiti sfruttando le risorse pubbliche.


ETERNI BILANCI IN ROSSO DELL'AMIA

A scatenare la protesta degli operatori ecologici di Palermo è la preoccupante situazione di debito in cui versa il bilancio della società di cui sono dipendenti: l'Amia srl. 
L'attuale Presidente del Consiglio d'Amministrazione dell'Amia è Marcello Caruso, politico PDL (uno dei tanti "uomini" appartenenti alla corrente Schifani-Alfano), nominato in carica nel dicembre 2008. 
Ma prima del 19 dicembre 2008, un altro uomo del PDL, il senatore Enzo Galioto, ha guidato per dieci anni il CDA dell'Amia. 
Nel gennaio del 2009 Enzo Galioto è stato interrogato dai pm di Palermo in merito a due indagini per presunto falso in bilancio (risalenti al 2005 e 2006), il senatore siciliano si è avvalso della facoltà di non rispondere. 
Ma se nel 2007 il bilancio dell'azienda presentava un passivo di 31 milioni di euro e il Governo stanziava 80 milioni di euro per la ricapitalizzaione dell'azienda; oggi il buco è di 150 milioni di euro e si è pensato bene di risolvere il bilancio in passivo proponendo l'aumento della tassa sui rifiuti nel comune di Palermo. Ancora una volta si vorrebbe far ricadere la disonesta gestione delle risorse pubbliche sulle spalle dei cittadini. 



PERCHE' UN BUCO di BILANCIO DI 150 MILIONI DI EURO?

Nel video della conferenza stampa del consiglio comunale di Palermo le accuse dell'opposizione sono chiare: "è stata utilizzata un'azienda che dovrebbe essere patrimonio collettivo della città per accrescere il consenso di Forza Italia". Ancora, "per legge queste società erano obbligate a lavorare solo nel comune di Palermo". Infatti tra il 2005 e il 2006 i dirigenti Amia partono per 22 missioni, a Dubai negli Emirati Arabi, "alla ricerca di chissà quale gara d'appalto da aggiudicarsi". 
Alberghi a 618 euro a notte; 20.000 euro spesi tra alberghi, ristoranti e voli aerei per tre giorni. Su Repubblica.it si racconta addirittura che "dalle ricevute rimborsate risulta che cinque funzionari avrebbero soggiornato contemporaneamente in due alberghi di due città diverse".
Ecco come, in parte, è venuto a formarsi un buco in bilancio di 150 milioni di euro. I dirigenti spendono 500 euro per un pranzo al ristorante e su chi si pensa di far ricadere il debito?
Sui cittadini, ovviamente. Proponendo in consiglio comunale l'aumento della tassa sui rifiuti che, complice la recente scissione del partito MPA ("Movimento per le autonomie" di Raffaele Lombardo) dalla maggioranza, per fortuna non è passata.


I LAVORATORI: LA PARTE A RISCHIO

In tutto questo sono ormai dieci giorni che i netturbini dell'Amia scioperano. La quantità di spazzatura accumulata nelle strade è tale che è stato richiesto l'intervento di esercito e Protezione Civile. Ma non dimentichiamoci che gli "operai della spazzatura" scioperano per protestare contro l'aumento della tassa sui rifiuti, contro i rischi che minano i loro futuri stipendi, contro i rinnovi contrattuali bloccati al 1999 e contro la mancata applicazione della legge 626 sulla sicurezza (gli operatori non dispongono nemmeno dei guanti protettivi). Il sito di Repubblica riporta la seguente dichiarazione dei sindacalisti dell'Amia: "Noi eravamo contrari all'aumento della Tarsu, vogliamo certezze. Sono pronte istanze di pignoramento per 10 milioni di euro nei confronti dell'azienda, ciò significa che i 7,5 milioni, compresi gli stipendi dei lavoratori, che il Comune girerà all'Amia a giugno saranno bloccati". 
Soldi che invece di finire nelle tasche dei 2.700 lavoratori del gruppo Amia, andranno a tappare il buco in bilancio causato dalla disonestà di una misera manciata di dirigentucoli.




FONTI:

http://www.amianet.it/

http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/cronaca/spazzatura-palermo/rabbia-citta/rabbia-citta.html

http://www.rassegna.it/articoli/2009/06/01/47905/palermo-protesta-dei-netturbini-e-emergenza-rifiuti

http://www.ecoblog.it/post/8472/palermo-e-emergenza-rifiuti-bruciati-50-cassonetti-e-la-dirigenza-amia-va-a-dubai

http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/40395/rifiuti-presidente-dellamia-enzo-galioto-risponde-indagato-falso-bilancio.htm