martedì 31 marzo 2009

The Guardian - "La piccola lista di Berlusconi"



"BERLUSCONI'S LITTLE LIST"


Lucida analisi di strategie, ambizioni e giochi di potere di Berlusconi ad opera di James Walston, giornalista inglese che scrive per "The Guardian". 
Trovate l'originale in inglese QUI.



"Da qualche parte, nei recessi di una delle sue ville, Silvio Berlusconi deve avere una lista dei vari ostacoli che gli impediscono il completo controllo dell'Italia. Nel week-end è stato capace di annotare un altro importante punto per la lista.

Di fronte a una folla adulante, è stato acclamato come leader del suo nuovo partito, il Popolo della Libertà. In realtà il partito esiste dal novembre 2007 e ha vinto le elezioni dell'anno scorso con una sostanziale maggioranza, in entrambe le camere. Ma non era ancora un partito composto da Forza Italia e dal partito post-fascista Alleanza Nazionale fino a quando quest'ultimo non si è ufficialmente dissolto la scorsa settimana. Ora in Italia c'è un unico partito di centro-destra con Berlusconi come suo chiaro e indiscusso leader.

Durante il suo primo mandato, dal 2001 al 2006, Berlusconi ha avuto a che fare con i suoi personali problemi economici e criminali; nel secondo mandato sta rivendicando la possibilità di segnare definitivamente l'epoca come "berlusconiana". Da quando è stato rieletto, ha regalato a se stesso l'immunità dai procedimenti legali ed è sulla buona strada per ridurre i poteri della magistratura; esiste una riforma del parlamento che conferisce poteri giudiziari ad un equivalente politicamente-controllato del Crown Prosecution Service. In Italia le conseguenze sono molto prevedibili. Un'altra legge riduce la possibilità per gli investigatori di usare intercettazioni telefoniche.

Berlusconi sta usando la recessione per agganciare l'indipendente Banca d'Italia e sta tentando di fare il controllo amministrativo sui crediti.  Il governatore della banca, Mario Draghi, è tosto e ha dimostrato di poter combattere duramente, dunque Berlusconi stavolta potrebbe non averla vinta.

La recessione gli sta anche dando l'opportunità per minare Presidente della Repubblica, governi regionali e locali. Ha proposto una legge che autorizzerebbe i proprietari italiani di case, per lo meno quelli che vivono in villette e che votano centro-destra, ad aumentare il volume delle loro abitazioni del 20%, con il fine di incrementare spese e investimenti. Non ci sarebbe quasi nessun controllo dalle autorità locali.

Ambientalisti e operatori di agenzie turistiche costose stanno già rabbrividendo ad una tale prospettiva, come del resto le autorità locali (perfino quelle di centro-destra) che vedono in questo un'erosione del loro potere. Berlusconi vuole passare la legge come decreto con effetto immediato, piuttosto che "perdendo tempo" con una normale legge parlamentare che richiederebbe mesi e sarebbe votata in ogni parte da tutte le forze parlamentari. Il decreto, poi, dovrebbe essere firmato dal Presidente della Repubblica e potrebbe condurre ad una impasse.

Berlusconi ha già sfidato il Presidente Napolitano, che ha rifiutato di firmare un decreto legge lo scorso mese. Il decreto, infatti, avrebbe rovesciato il verdetto della corte suprema che autorizzava Beppe Englaro a rimuovere il sistema di supporto di vita artificiale di sua figlia. Berlusconi ha usato l'emotività del caso Englaro per combattere contro i poteri residuali del Presidente della Repubblica e la corte facendo approvare in fretta e furia la legge dal parlamento. La legge che probabilmente passerà, quasi sicuramente, ridurrà quel poco di diritti che gli italiani hanno come volontà da vivi. Naturalmente Berlusconi ha l'appoggio non solo della destra, ma anche di molti cattolici di sinistra, delle autorità ecclesiastiche, se non di tutto il clero. La ricompensa per il sostegno elettorale della Chiesa avverrà in forma di finanziamento per le scuole cattoliche sotto lo slogan "libertà di religione" strombazzato nel discorso di domenica di Berlusconi.

Nonostante tutto questo, domenica, Berlusconi si è lamentato che "il primo ministro non ha poteri". Questa è insolenza infatti, ma l'osservazione ha un significato chiaro e pratico. Berlusconi vuole poter sciogliere le camere (di cui ne è tuttora capo) in modo da poter disporre di un bastone con cui minacciare gli alleati di coalizione, Umberto Bossi e la Lega Nord, altro punto della lista. E il prossimo è di ottenere il 51% alle elezioni europee. E poi la lista continua."




lunedì 30 marzo 2009

"Poteri inesistenti" per il premier Berlusconi




Dopo aver tenuto in ostaggio una democrazia per quasi 15 anni ed averla sfigurata a sua misura, Berlusconi ha ora il coraggio di affermare che "la Costituzione assegna al Presidente del Consiglio dei poteri quasi inesistenti".

Abbiamo mai sentito lamentarsi altri premier, europei e non, dei limiti costituzionali?
Fino a dove vuole arrivare Berlusconi?

Sempre in chiusura al congresso per la ricostituzione del PDL, Berlusconi ha lanciato una data di sfida - primavera 2013 - per l'ascesa al Quirinale.

"ITALY: FASCISM'S SHADOW" è un editoriale del 30 marzo, pubblicato dalla testata inglese The Guardian.
"E' un giorno di vergogna per l'Italia", così viene definita (fine terzo paragrafo) la fusione tra PDL e AN, in virtù delle origini fasciste dell'ex-partito di Gianfranco Fini.
In conclusione, il giornalista afferma che
"Nonostante le sue origini liberali, l'Italia moderna è storicamente un Paese di destra. Eppure è scioccante pensare che, tra i venti leader mondiali che saranno a Londra questa settimana al Summit per l'economia, ci sarà un Capo di Governo che ha appena ricostruito la sua base politica sulle fondamenta gettate dai fascisti e che dichiara che, di conseguenza, la destra probabilmente resterà al potere per generazioni".


giovedì 26 marzo 2009

2004 - Barbara D'Urso rifiutò di candidarsi per FI alle Europee






INTERVISTA A BARBARA D'URSO di Vittorio Zincone,
dal "Corriere della Sera - Magazine" del 26 marzo 2009 (pag. 91):

"D: Elisabetta Gardini ora fa politica al fianco di Berlusconi. A lei hanno mai proposto una poltrona?"

"R: Sì. Nel 2004. Qualcuno dalle parti di Forza Italia mi chiese se volevo andare a Strasburgo. Dissi di no perchè non so fare politica. Io conduco, recito, canto... lo sa che ho fatto un musical con Montesano al Sistina? Garinei fece sette provini."



"In tali condizioni possiamo vedere scatenarsi all'improvviso, con un tripudio carnevalesco, una fine parodistica della divisione del lavoro; tanto più tempestiva in quanto coincide col movimento generale di scomparsa di ogni autentica competenza. Un finanziere canta, un avvocato diventa informatore della polizia, un fornaio espone le sue preferenze letterarie, un attore governa, un cuoco disserta sui tempi di cottura come momenti essenziali della storia universale. (...) Dato che il possesso di uno 'statuto mediale' ha assunto un'importanza infinitamente maggiore del valore di ciò che si è stati effettivamente capaci di fare, è normale che tale statuto sia facilmente trasferibile, e conferisca il diritto di brillare allo stesso modo in qualsiasi altro ruolo."

GUY DEBORD " La Società dello Spettacolo", 1967 (dai Commentari sulla Società dello Spettacolo, par. IV)

E così, dopo la Carfagna in carica al Ministero delle Pari Opportunità, ogni giorno ogni ora ogni minuto, rischiamo nuovi rovesciamenti nel rapporto competenza-professione. 

martedì 24 marzo 2009

La Chiesa non è più credibile pt.2


Versione originale di "Unrepentant: Kevin Annett and the Canada's Genocide".
Per la versione in italiano andate qui.





Kevin Annett, classe 1956, è uno scrittore canadese ed ex-ministro della Chiesa Unita del Canada. Nel 1995 viene cacciato dalla Chiesa Unita per aver diffuso notizia del genocidio dei bambini nativi canadesi nelle scuole residenziali.  


SCUOLE RESIDENZIALI 

Fondato nel XIX secolo, il sistema scolastico residenziale canadese-indiano nasceva con lo scopo di forzare l'assimilazione delle popolazioni aborigene canadesi alla società europea-canadese. 
L'intento della scuola, che separava i bambini dalle loro famiglie, è stato descritto da molti come "uccidere gli indiani sin da bambini".
Fondate nell'ambito dell'Indian Act, dall' Indian and Nortehrn Affairs Canada, un ramo del governo federale, le scuole erano amministrate da confessioni di diverse denominazioni:
-circa il 60% dai cattolici romani 
-intorno al 30% dalla chiesa anglicana e dalla Chiesa Unita canadese.
La chiusura delle scuole è stata avviata nel 1969 e si è conclusa negli anni Novanta.
Secondo Annett, la responsabilità è della Chiesa (compresa quella cattolica) e del governo canadese che non hanno mai ammesso finora, pubblicamente, quello che è successo.


IL DOCUMENTARIO. "UNREPENTANT: KEVIN ANNETT AND THE CANADA'S GENOCIDE" (108')

Dal libro "Hidden from History: The Canadian Holocaust" (2001), nasce nel 2006 il documentario, diretto da Louie Lawless, che denuncia gli abusi subiti nella metà del XX secolo dagli aborigeni canadesi nelle scuole residenziali.
Centinaia di migliaia di aborigeni sono stati rinchiusi, dopo essere stati rapiti alle famiglie, e costretti a parlare solo inglese, a dimenticare la propria cultura e a professare la religione cristiana e cattolica. Qui avrebbero subito violenze fisiche e sessuali, elettroshcok, sterilizzazioni e, in molti casi, la morte.
Si tratta di un documentario low-budget (realizzato con meno di 2000$). 
E' stato il regista Lawless a contattare Annett, che figura anche nel documentario per rendere più facile l'immedesimazione da parte dei canadesi.
"Unrepentant" ha vinto il premio di Miglior Documentario, nell'edizione del 2007 del Los Angelese Independent Film Festival.




Qui sotto ho tradotto buona parte del testo, scritto da Kevin Annett e pubblicato nel sito www.hiddenfromhistory.org, che spiega, in modo semplice e diretto, il contesto del genocidio e la questione aborigena canadese. 
Annett individua responsabili, dinamiche storiche dei fatti e, infine, una possibile direzione di cambiamento.



"PREAMBOLO: CHI SIAMO E COSA DIVENTEREMO?

E' arrivato il momento di porre fine alla nostra complicità nell'omocidio di massa.

Il nostro smascheramento del genocidio canadese ha simultaneamente accusato l'ordine sociale che l'ha avviato. La società cristiana euro-canadese, nell'insieme, è condannata al banco degli imputati insieme a quelle persone che hanno prestato servizio nelle scuole residenziali indiane, sterilizzato e assassinato bambini, diffuso il vaiolo e scavato fosse comuni.

Nonostante i loro migliori sforzi per ignorare questo fatto e contenere l'intera questione con pseudo-"scuse", il governo canadese e i suoi partner cattolici, anglicani e della Chiesa Unita ora affrontano lo stesso tipo di resa dei conti storica che i nazisti tedeschi hanno avviato dopo la sconfitta nel 1945: un "risveglio" per la loro natura criminale.

Il 20 aprile 2007 il Canada e quelle confessioni religiose hanno subìto una pesante sconfitta morale quando il primo Capo di Governo nella storia del Canada ha pubblicamente preso coscienza di quelle ignorate migliaia di bambini morti nelle scuole residenziali cristiane indiane.

La portata di questa sconfitta deve ancora essere apprezzata dalla maggior parte dei canadesi o anche dalle popolazioni indigene. Ma il suo impatto sta diffondendo eco attraverso ogni livello di società e sta mettendo a repentaglio le stesse basi dell'esistenza del Canada.

Il problema ora è capire come tracciare le conclusioni generali di questa sconfitta con lo scopo di reinventare il Canada dall'alto al basso e dal basso all'alto, con un proposito semplice: l'insediamento di una decolonizzata, secolare e genuinamente democratica federazione di Stati sovrani: la Repubblica di Kanata.


DISFARSI DEL PASSATO, CREARE UN FUTURO

Il Canada non è mai stato autorizzato a diventare una nazione sovrana e democratica per via del suo ruolo storico di base per le risorse e mercato sequestrato a cominciare dagli inglesi, per finire con l'impero americano. Una tale dipendenza esigeva che il Canada rimanesse congelato come società coloniale, dominata dalla Chiesa, semifeudale. Una condizione che ha causato il genocidio di popolazioni indigene, la distruzione delle loro terre e che ora mette in rischio le vite di tutti noi.

Le due tentate rivoluzioni democratiche della nostra storia - le ribellioni fallite del 1837 nell' Upper e Lower Canada e l'insurrezione dei Metis (meticci, n.d.T.) del 1885 nel bacino del Red River - avevano come scopo comune la fine dell'oligarchia imperiale e la creazione di una repubblica democratica nella quale aborigeni ed europei potessero co-esistere equamente. Lo scoppio delle due ribellioni garantì che oligarchia e apartheid rimanessero la norma politica in Canada.

Eppure, la stessa visione di libertà che ha spinto le rivolte era stata dapprima offerta dalle Sei Nazioni dell'est ai sopravvenuti europei, attraverso il "Two Road Wampum" - Great Law of Peace, secondo il quale entrambe le culture avrebbero in futuro condiviso il territorio senza cercare di dominare o conquistare l'altro. 

Tale offerta fu rifiutata non dagli europei, ma dai religiosi e dalle élite commerciali che prestavano servizio alle politiche estere di impero francese e inglese, specialmente durante le guerre europee di religione del XVII secolo.

Cattolici e protestanti hanno sovvertito cento volte i rapporti pacifici tra bianchi e nativi, anche all'interno di nazioni aborigene come Huron e Iroquois, attuando parte del loro piano di sterminio delle popolazioni non cristiane, per appropriarsi delle loro terre. Nelle parole del missionario gesuita Jean Brebeuf,

'Non può esserci nè pace nè parità tra selvaggi e cristiani. Questo è richiesto dalla nostra Fede e dal commercio di pellicce.'

Il Canada, come sappiamo, è cresciuto sulle basi di questa basica filosofia di Dominio Superiore Cristiano.

Ancora non c'è eguaglianza tra nativi e non nativi in Canada, a causa dell' Indian Act, da apartheid, che relega gli "Indiani" in una posizione separata e inferiore e trattiene la maggior parte di loro in uno stato di malattia permanente, esilio e povertà nelle loro terre. Un tale permanente colonialismo interno è richiesto dagli interessi domestici e esteri in corporazione tra loro, che mandano avanti il Canada come una pompa di benzina e un pub.

Abbastanza semplicemente, in un regime neocoloniale simile, dove la "Corona" legalmente possiede tutto il territorio, le popolazioni native devono continuare ad essere uccise, legalmente e metodicamente, perchè una tale rapina continui. Un tasso di mortalità degli aborigeni che è costantemente venti volte quello della media nazionale è la prova mortale di questo regime. 

Questa realtà di genocidio non cambierà mai in Canada, per come è costituita nel presente, in quanto il mantenimento dei nativi e dei poveri, in via generale, come impotenti mucche da soldi da sfruttare è una parte istituzionalizzata della società canadese.

L'industria d'affari da nove miliardi degli indiani necessita di una popolazione malata, dipendente e di una classe accondiscendente di collaborative élite native per amministrare questo male. Infatti questo controllo totalitario delle popolazioni native che ne deriva, ad ogni livello, è precisamente ciò di cui hanno bisogno le multinazionali, bulimiche di risorse, per appropriarsi delle ultime scorte di petrolio, legname, minerali e acqua di quello che resta del territorio aborigeno.

Un tale regime criminale strutturato non si può riparare nè riformare, poichè si fonda sull'oppressione della maggior parte della popolazione, nativa o meno. L'esistenza dei canadesi in quanto "sudditi della corona" sotto la definitiva autorità di una persona - un governatore - responsabile solo nei confronti di un monarca straniero - equivale ad uno stato di schiavitù legalizzata completamente ripugnante per la democrazia e la sovranità.

'L'unico mezzo per riformare un sistema coloniale è quello di smantellarlo' ha detto la grandiosa nazionalista irlandese, Bernadette Devlin. E la chiave per smantellare l'oligarchia canadese è insediare un governo responsabile attraverso rigidi legami con la monarchia inglese e attraverso la creazione di una federata e secolare repubblica di nazioni indigene sovrane con piena proprietà pubblica dell'economia, del territorio nazionale e di tutte le sue risorse.

In breve, ogni vestigia di questo sistema che ha prodotto il genocidio in Canada sarà abolito, se persevereremo con serietà nel porre fine alla sua eredità e nel rendere giustizia alle popolazioni aborigene e ai sopravvissuti delle scuole residenziali.

Crediamo che l'attuazione sul nostro territorio della visione originale del "Two Road Wampum" è ancora possibile: eguaglianza e profonda giustizia tra tutte le nazioni. Ma per costruire questo sogno, dobbiamo prima smantellare ciò che l'ha impedito. 


UN PROGRAMMA PER PORRE FINE AL GENOCIDIO

Il genocidio canadese legalizzato si è fondato storicamente su tre pilastri: un'oligarchia politico-coloniale protetta dall'autorità della corona inglese; una potente, irresponsabile oligarchia delle chiese cattoliche romane, anglicane e della Chiesa Unita creata dallo Stato; un'economia dipendente, controllata dalle potenze estere.

Per smantellare le cause originarie del genocidio canadese, dobbiamo sostituire tutti e tre questi sistemi, attraverso un processo di attiva decostruzione e ricostruzione: disfacendo ciò che ha causato il male e costruendo un nuovo regime politico e sociale che prenda il suo posto.

Per cominciare, il nostro scopo generale deve concretizzarsi attraverso i seguenti passi di 'decolonizzazione e decostruzione' con lo scopo ultimo di creare i presupposti per una repubblica realmente democratica e secolarizzata. (...)"


Fonti: 
http://en.wikipedia.org/wiki/Kevin_Annett
http://en.wikipedia.org/Canadian_residential_school_system
http://www.hiddenfromhistory.org/
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=19363 (da "Il Manifesto")


lunedì 23 marzo 2009

La Chiesa non è più credibile pt.1


Papa: "I preservativi non proteggono dall'AIDS". La morte: "Grazie per l'aiuto".


Una "breve" parte della prolusione (lunga tredici pagine di PDF) fatta dal cardinale Bagnasco in apertura del Consiglio Permanente Cei, in cui condanna duramente le critiche di politici e giornalisti piovute sulla Santa Sede in seguito alla dichiarazione di Papa Ratzinger sull'inutilità dei preservativi nella battaglia all'AIDS. Secondo il Cardinale, presidente della Cei, il dissenso di poltici e giornalisti avrebbe messo in sordina l'importanza stessa del viaggio in Africa del Papa.

"Ciò che lì è avvenuto e il magistero che vi si è esplicato hanno avuto localmente una grande eco, come in noi hanno suscitato un profondo coinvolgimento e una viva commozione: per questo non mancheremo di ritornare sul significato di codesto pellegrinaggio, che fin dall’inizio è stato sovrastato nell’attenzione degli occidentali da una polemica – sui preservativi − che francamente non aveva ragione d’essere. Non a caso, sui media africani non si è riscontrato alcun autonomo interesse, se non fosse stato per l’insistenza pregiudiziale delle agenzie internazionali, e per le dichiarazioni di alcuni esponenti politici europei o di organismi sovranazionali, cioè di quella classe che per ruolo e responsabilità non dovrebbe essere superficiale nelle analisi né precipitosa nei giudizi. Si è avuta come la sensazione che si intendesse non lasciarsi disturbare dalle problematiche concrete che un simile viaggio avrebbe suscitato, specie in una fase di acutissima crisi economica che richiede ai rappresentanti delle istituzioni più influenti una mentalità aperta e una visione inclusiva. Non ci sfugge tuttavia che nella circostanza non ci si è limitati ad un libero dissenso, ma si è arrivati ad un ostracismo che esula dagli stessi canoni laici. L’irrisione e la volgarità tuttavia non potranno far mai parte del linguaggio civile, e fatalmente ricadono su chi li pratica. Infatti, la conferma più significativa circa la pertinenza delle parole del Papa sull’argomento è venuta da quanti – professionisti, politici e volontari – operano nel campo della salute e dell’istruzione. C’è da promuovere un’opera di educazione ad ampio raggio, che va inquadrata nella mentalità degli africani e si concretizza in particolare nella promozione effettiva della donna; soprattutto bisogna alimentare le esperienze di cura e di assistenza, finanziando la distribuzione di medicinali accessibili a tutti. Com’è noto la Chiesa, compresa quella italiana, è coinvolta con persone e mezzi in questa linea di sviluppo.
Ma
chiediamo anche ai governi di mantenere i propri impegni, al di là della demagogia e di logiche di controllo neo-colonialista. E mentre invitiamo i diversi interlocutori a non abbandonare mai il linguaggio di quel rispetto che è indice di civiltà, vorremmo anche dire – sommessamente ma con energia − che non accetteremo che il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso. Per tutti egli rappresenta un’autorità morale che questo viaggio ha semmai fatto ancor più apprezzare."

Per la versione integrale ci arrivate da QUI.

Secondo il cardinal Bagnasco le critiche di politici e giornalisti sono "Non libero dissenso - ma ostracismo" (?) che, in effetti, divorzia dall'assuefante consuetudine laica di ministri, capi di governo e giornali di non pronunciarsi abbastanza sui panni sporchi del clero.
Già, perchè poi la Chiesa cos'ha mai avuto a che fare storicamente con le spedizioni coloniali? Che ci sta a fare su wikipedia la sezione cattolicesimo e colonialismo?

Lo scopriremo nella prossima puntata.

domenica 22 marzo 2009

Kuwait - Italia: 1-0




In Kuwait le donne ottengono il diritto di voto il 16 maggio 2005.
Il Kuwait è una monarchia costituzionale, con governo parlamentare ("il più antico del Golfo", secondo Wikipedia).
Gli elettori sono solo il 10% della popolazione (il resto sono immigrati e profughi senza cittadinanza, chiamati "bidun").
In Kuwait l'omosessualità è illegale: pena la tortura o la prigione.


Il n°787 dell'Internazionale (pagina 14) riporta la seguente nota:

"Il governo guidato dallo sceicco Nasser Mohammad al Ahmad al Sabah si è dimesso. Il premier era accusato di corruzione e violazione della costituzione. L'emiro Sabah al Ahmad al Sabah ha sciolto il Parlamento e indetto elezioni anticipate."

Qualcosa di simile sarebbe successo molti anni fa in Italia se democrazia e legge uguale per tutti non fossero specchietti per allodole disinformate.