domenica 31 maggio 2009

gasparri vs repubblica




Il 30 maggio Gasparri dichiara l'intenzione di chiedere accertamenti dell'Ordine dei Giornalisti per quanto riguarda l'attività di Repubblica e l'intervista all'ex di Noemi, Gino Flaminio.
Intimidazione. 
In fin dei conti torna proprio tutto, anzi più si va avanti più le cose tornano. 
Il giornalismo è il bersaglio migliore per chi non si fa troppi problemi con la censura. E' una delle barche che occupano più puntini nella battaglia navale dei poteri immaginaria. 
Il giornalismo dovrebbe garantire il controllo dello Stato. 
A voi il nesso.


Intanto qui trovate il botta e risposta tra Gasparri e Repubblica. 

 

alitalia macelleria sociale

VICENDA ALITALIA (Wiki)

Gli aerei di carta del Paese di carta diventano telegenici in "Tutti giù per aria" (contributi di Dario Fo e Ascanio Celestini). Il film-documentario viene proiettato in anteprima nazionale il 1 giugno al Teatro Ghione (map) di Roma, alle 20:30.


"Tutti giù per aria"  nasce da un’idea di Alessandro Tartaglia Polcini, assistente di volo cassaintegrato Alitalia, e Matteo Messina, giornalista freelance, che dopo mesi di riprese, hanno deciso di realizzare un documentario. L’obiettivo è stato puntato sugli ultimi mesi di contestazione di un’intera categoria, quella dei lavoratori dell’ex Alitalia, che si è trovata coinvolta in una centrifuga politico-economica senza precedenti in Italia. Con il passaggio a Cai ben quattordicimila persone hanno perso il lavoro ed il nuovo contratto, entrato in vigore con il benestare dei sindacati confederali e di categoria, sembra non osservare molti dei diritti fondamentali che dovrebbero tutelare i lavoratori assunti.






selezione video vicenda alitalia:



 i lavoratori Atitech




viajadores caracas hispanoprotesta (!!!)



minidocumentario 






venerdì 22 maggio 2009

it's maybelline new york (trucchi)




"Scandalo" di GIOVANNI DE MAURO (La Settimana, INTERNAZIONALE, 22/28 maggio, n°796, p.5):


"La vera notizia è che questo maledetto giornale sta affondando", urla la direttrice del Washington Globe a Russel Crowe nel film State of Play. Devono averla sentita fino a Londra. Perchè la redazione del Daily Telegraph si è messa al lavoro. E da una settimana vende centomila copie in più al giorno. L'inchiesta di una sua squadra di oltre venti reporter sta mettendo in ginocchio un'intera classe politica. Il quotidiano ha ottenuto (comprandolo sottobanco) l'elenco dei rimborsi spese dei parlamentari britannici. C'è chi si è fatto pagare le decorazioni natalizie e chi una nuova tavoletta del water. La maggior parte di loro non ha violato la legge. Ma in tempi di crisi economica scoprire che i deputati spendono così i soldi pubblici ha fatto arrabbiare gli elettori. Giustamente. Non dev'essere solo la magistratura a stabilire quali sono i comportamenti accettabili dei politici. Questa inchiesta dimostra che quando i giornali fanno bene il loro lavoro, fanno tremare i potenti. E vendono molte più copie."




Purtroppo questo in Italia non l'hanno ancora capito. Il sensazionalismo combinato alla spettacolarizzazione della politica diventano gli strumenti bassi che i giornali sfruttano per vendere e che rendono poveri (..) i giornalisti. Il giornalismo d'inchiesta non esiste più, si riduce a una foto del "premier" che si passa il fondotinta dietro un fazzoletto all'assemblea di Confindustria. Uno degli effetti è la diseducazione civile degli italiani che arrivano a fare strane associazioni (parlamento e istituzioni -----> gossip veline villeggiatura) degni di studi antropologici. Pazienza. Poi però entra in gioco il personalismo: le personalità politiche vengono costruite a tavolino da squadre di esperti. Preparati a manipolare tutti i frammenti di una spazzatura che prende sempre più i contorni del marketing aziendale della mafia. Esperti della stessa scuola massonica di chi pianifica con inquietante disinvoltura l'attentato ai dispositivi che ci garantiscono di dire "L'Italia è una Repubblica democratica" etc etc. 


giovedì 14 maggio 2009

"Fai vergognare l'italia, Berlusconi", The Guardian


 



Questo è un articolo pubblicato domenica 10 maggio, sul sito della testata inglese "The Guardian". La giornalista è Tana de Zulueta:

Così tanto per il dolore, la privacy e il silenzio dignitoso che aveva promesso. Dopo aver saputo da 48 ore che sua mogie intendeva chiedere il divorzio, Berlusconi si è auto invitato in un popolare talk-show televisivo per dare la sua versione di quella che, in effetti, sembrava essere una storia molto squallida. "E' falso che esco con minorenni", ha annunciato. Ecco com'era il primo ministro italiano, 72 anni, sposato due volte, cinque figli, mentre agitava tra le mani il giornale spiegazzato, con la fotografia silenziosa di sua moglie sul muro dello studio, proclamando che lei era stata fuorviata senza speranza dai "giornali di sinistra". Abbiamo guardato e abbiamo rabbrividito.

Almeno qualcuno di noi l'ha fatto. Incredibilmente , la popolarità di Berlusconi non è stata intaccata dal litigio con la moglie da lungo sofferente, Veronica Lario. Nemmeno la comparsa di una finora sconosciuta diciottenne che afferma di chiamare il primo ministro "Papi" è riuscita a far tremare i suoi flessibili supporters. Secondo un sondaggio pubblicato da Ipsos Italia la scorsa settimana, il 69% degli italiani sostengono che "i politici dovrebbero essere giudicati per le loro azioni e non per le loro vite private". Nella sua sentita protesta, la Lario ha toccato un punto sensibile della psiche italiana: i bambini. Avrebbe dovuto urtare ed era inteso a farlo. Non solo Berlusconi aveva abusato del processo di selezione parlamentare, e della democrazia stessa, ma aveva pure dimenticato il compleanno dei figli.

La Lario ha detto di ritenersi "sorpresa" di sapere che suo marito aveva segretamente frequentato la festa di compleanno della diciottenne Noemi Letizia, nei sobborghi di Napoli. Ha anche aggiunto che il marito non è mai stato presente al compleanno di diciottanni dei figli, "seppur fosse stato invitato".

Non è sembrato carino. La festa a Napoli era una storia straordinaria, persino per gli standard di auto-gratificazione di Berlusconi. La ragazza del compleanno ha annunciato che lei e sua madre, un'estetista, erano amiche strette del primo ministro e che lui, per il suo compleanno, le aveva regalato una collana d'oro con un pendant. Successivamente la ragazza ha raccontato ad un giornalista locale che lei e il primo ministro erano così vicini che spesso lei viaggiava fino a Roma o Milano per tenergli compagnia e per farlo rilassare, a volte con duetti al karaoke.

Molti italiani, me inclusa, iniziano a chiedersi se non ci siamo svegliati nella corte del Re Sole. Berlusconi, inizialmente sprezzante, ha indurito presto i toni. Oltre ad essere mira di una cospirazione dei media di sinistra, "la signora", come ha cominciato a chiamare sua moglie, stava evidentemente soffrendo di nervi, "come capita alle donne".

Il giorno dopo la sua prima bordata, alla Lario è stato ricordato di non mettersi contro Silvio. Il Giornale, di cui è proprietario il fratello di Berlusconi, l'ha definita come "il nemico della maggioranza italiana". L'editore di un altro giornale, Libero, è andato oltre, con una fotografia in prima pagina di una molto giovane Lario che mostrava il seno sul palco, durante una performance teatrale, con la didascalia: "Veronica-showgirl ingrata".

Il giorno dopo, la Lario ha dato la sua seconda intervista per annunciare la sua intenzione di divorzio. "Non posso stare con un uomo che frequenta minorenni", le è stato attribuito. Dopo il primo sfogo della Lario, la maggior parte delle giovani ragazze che erano state selezionate per frequentare un corso di tre giorni sull'Europa e le sue istituzioni, sono state silenziosamente rimosse dalla lista. Sono state comprensibilmente deluse. L'allettante seggio al Parlamento Europeo deve essere sembrato alla portata di mano; i loro mentori avevano incluso tre ministri, includendo il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini. Il padre di una particolarmente sconvolta aspirante candidata ha tentato di darsi fuoco davanti alla residenza in centro a Roma di Berlusconi.

Poi martedì, il quotidiano episcopale cattolico "L'Avvenire" ha pubblicato un inusuale articolo critico, per allertare il primo ministro circa "un'evidente debolezza del fiore della gioventù delle giovani attrici" ed esprimere la speranza che adottasse uno stile più sobrio.  E' stato un avvertimento cui Berlusconi ha deciso di dare ascolto, attraverso una presenza in prima serata televisiva. Per due ore ha definito con grandi sforzi la sua versione degli eventi, indisturbato rispetto a domande scomode. Sua moglie è stata manovrata. Non ci sono mai state veline destinate al Parlamento Europeo. La fermata a Napoli era un incontro con un vecchio amico e la sua famiglia.

Berlsuconi agisce come se possedesse qualsiasi telecamera si trovasse di fronte. Possiede tre canali nazionali e, ad alto livello, nomina anche i vertici della rete pubblica RAI. Gli editori di tre quotidiani nazionali sono stati invitati a partecipare alla trasmissione che è finita ad essere un processo tra uomini, in assenza di Veronica. Avevano ognuno una domanda, ma hanno cercato di attenersi a generalizzazioni. Era chiarissimo chi comandava in quel momento.

Giovanni Sartori, un editorialista e professore di diritto costituzionale, ha appena pubblicato un libro sulla politica ittaliana dal titolo attraente, "Il Sultanato". In esso, descrive come la costituzione italiana e i suoi meccanismi di controllo siano stati indeboliti, piuttosto che apertamente messi in discussione, da un astuto Berlusconi che è ora al suo terzo mandato. Nessun riferimento al sultano e al suo harem è menzionato, piuttosto si parla di un ambizioso e forte uomo con una concezione molto personale del potere. Alla luce degli eventi recenti, il titolo, tuttavia, sembra sorprendentemente appropriato, il libro offre una spassionata cronaca dei lavori di crescita della democrazia italiana, i suoi sempre più docili media, una flebile opposizione politica e una magistratura indipendente sotto assedio.

L'avvocato della Lario ha annunciato che la sua cliente non concederà più interviste. Peccato, perchè ha montato una delle poche sfide efficaci sulla mistica di Berlusconi. "Sono arrivata a chiedermi", le è stato attribuito, "in che razza di paese viviamo". Molti di noi se lo chiedono. E siamo sgomenti tanto quanto lei dal fatto che un clima politico che contempla la promozione di veline in parlamento non sembra più scuotere o sorprendere la maggior parte degli italiani. "Per qualche strana alchimia, questo Paese sembra perdonare tutto e giustificare tutto al suo nuovo imperatore. Ottima conclusione, Veronica.


lunedì 11 maggio 2009

Martedì 12.05.2009, "L'Altro" n°1 @ edicole.





Martedì 12 maggio esce il primo numero del quotidiano di sinistra (?) "L'altro". 
Il direttore è Piero Sansonetti, la distribuzione è Mondadori (=Berlusconi).
C'è anche una tale collaboratrice, Melissa P.
12 pagine di nuovo quotidiano che si dice di sinistra ma che non sembra poi così indipendente come dovrebbe/potrebbe essere.




il razzismo al governo






I posti in metro riservati ai milanesi (che sanno tanto di leggi razziali) e il rifiuto dell'Italia multi-etnica (cioè l'Italia come è e come sarebbe se fosse un qualsiasi altro stato dell'Europa).





sabato 2 maggio 2009

Succede che la notizia pervenuta dalla Freedom House oggi non è stata divulgata da nessun TG



Com'era scontato,  il declassamento dell'Italia da Paese libero a parzialmente libero (in quanto a libertà di stampa) oggi non è stato divulgato da nessun telegiornale.

A partire dalle reti pubbliche (non si è salvata nemmeno RAI3), passando per Mediaset e finendo con il tg di LA7, la notizia è stata ignorata (o censurata) da tutte le reti televisive. 

In compenso ci hanno sfondato le orecchie con le solite notizie: appelli del papa, omicidio di Garlasco, febbre suina (inventata di sana pianta, in accordo con le aziende farmaceutiche) e i soliti sciacallaggi sul terremoto in Abruzzo.

La situazione è grave, lo dico io, visto che non lo dice nessuno: la mancata divulgazione di questa notizia conferma la realtà. 

La stampa italiana, per primo il giornalismo televisivo, non fa il suo mestiere.


Che fine ha fatto la class action?




Se vi state chiedendo cosa è successo alla legge sulla Class Action, in questo servizio di Report, del 19 aprile 2009, trovate la risposta.
 
Il video è stato realizzato da Luca Chianca.

E la Class Action è una di quelle leggi attraverso cui si misura la democrazia reale di un Paese.

Il governo Berlusconi CI nega anche questo: la tutela di consumatori/clienti e gruppi di cittadini. 

BUONA VISIONE.

venerdì 1 maggio 2009

Come viene visto Berlusconi nel resto del mondo

Freedom House: la stampa italiana declassata a parzialmente libera





QUI il link della pagina di Repubblica dove trovate l'articolo:


La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l'Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese 'libero' (free) a 'parzialmente libero' (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia.

Le ragioni della retrocessione dell'Italia sono molteplici, spiegano gli estensori del Rapporto, che esamina la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni (dal 1980): "Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media".

Più in dettaglio, Freedom House riconosce che, in generale, in Italia "la libertà di parola e di stampa sono costituzionalmente garantite e generalmente rispettate, nonostante la concentrazione della proprietà dei media". Ma è proprio quest'ultimo il punto dolente. Certo, c'è la legge Gasparri, rispetto alla quale l'organizzazione avalla le critiche secondo le quali introduce norme che favoriscono l'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci sono i tanti processi per diffamazione a carico di altrettanti giornalisti, Freedom House ne cita alcuni tra i più eclatanti, tra i quali quelli a carico di Alexander Stille e di Marco Travaglio.

Ma il punto veramente dolente, a giudizio dell'organizzazione, è costituito "dalla concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei". Berlusconi, affermano senza reticenze gli autori del rapporto, controlla attraverso il governo la Rai, e possiede Mediaset. E la crisi di La7 non ha certo giovato in questo panorama.

Tra i Paesi europei, anche la Grecia ha subito un significativo arretramento: precede infatti l'Italia di una sola postazione, e tuttavia mantiene la valutazione 'free', a differenza del nostro Paese. La quartultima posizione nell'Europa Occidentale è occupata dalla Grecia, preceduta, a parità di giudizio, da Malta, Francia e Cipro. Nella classifica generale l'Italia è al settantunesimo posto, a pari merito con Benin e Israele (tutti e tre primi 'partly free' della tabella).

I Paesi più liberi dell'Europa Occidentale sotto il profilo della libertà di stampa, sono, a giudizio di Freedom House, l'Islanda (primo), la Finlandia e la Norvegia (secondi), la Danimarca e la Svezia (quarti). Gli stessi Paesi sono anche in cima alla classifica generale. I primi Paese non europei nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Freedom House sono la Nuova Zelanda e la Repubblica di Palau, all'undicesimo posto a pari merito con il Liechtenstein. Gli Stati Uniti arrivano solo al ventiquattresimo posto, a pari merito con la Repubblica Ceca e con la Lituania (rientrano ampiamente comunque tra i Paesi che godono di una libera stampa).

Ma la situazione europea, a parte il significativo deterioramento del clima in Italia, è decisamente positiva rispetto a quella di altre aree del mondo. "La professione giornalista è attualmente alle corde - denuncia Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Freedom House - e sta lottando per rimanere in vita, stremata dalle pressioni dei governi e di altri potenti soggetti e dalla crisi economica globale. La stampa è la prima difesa della democrazia e la sua vulnerabilità ha enormi implicazioni per la sua tenuta, se i giornalisti non sono in grado di tener fermo il loro tradizionale ruolo di controllori dei poteri".

Poco più di un terzo dei 195 Paesi esaminati garantiscono attualmente la libertà di stampa: sono classificati 'free' solo 70 Stati, il 36% del campione. Sessantuno (il 31%) sono 'parzialmente liberi' e 64 (il 33%) sono 'non liberi'. Secondo l'indagine, solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi che godono di una stampa libera.

La situazione è particolarmente peggiorata, oltre che in Italia, nell'Est asiatico, mentre per alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica, del Medio Oriente e del Nord Africa Freedom House parla di vere e proprie intimidazioni nei confronti della stampa libera. Un significativo passo in avanti è stato registrato dalle Maldive, passate dalla categoria 'not free' a quella 'free' grazie all'adozione di una nuova costituzione che protegge la libertà di manifestazione del pensiero, e al rilascio di un importante giornalista, detenuto in carcere.

Decisi peggioramenti si sono registrati in Cambogia ('not free'), Paese nel quale sono aumentate le forme di intimidazione e di violenza nei confronti dei giornalisti; Hong Kong ('partly free'), a causa delle eccessive forme di pressione esercitate dalla Cina, la stessa Cina e Taiwan; Bulgaria, Croazia, Bosnia e Russia; Israele, dove le pressioni sui giornalisti sono fortemente aumentate nel corso dell'ultimo conflitto a Gaza; Senegal e Madagascar; Messico, Bolivia, Ecuador, Guatemala e Nicaragua.